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domenica 6 gennaio 2013


Lucania Novecento
Giacimenti culturali lucani del secolo breve

Il tempo sta facendo il suo lavoro e sta portando via le persone della nostra vita, della vita di una città, di una regione. Partendo da uno sguardo su Matera e sul suo territorio, l'assenza di figure come Rocco Mazzarone, Mauro Padula e Camilla Motta, Franco Palumbo, Mario Tommaselli, Vincenzo Baldoni, Lucio Marconi sta a significare un vuoto che potrebbe essere colmato solo se quelle figure potranno, in forme nuove, diventare un bacino di idee e di storie, utile soprattutto alle nuove generazioni che non hanno avuto il privilegio di conoscere e frequentare quelle persone. Come esempio, l'archivio privato di Franco Palumbo raccoglie scritti di memoria sulla cultura contadina materana, memorie di viaggio in città italiane e straniere visitate per raccontare e promuovere Matera; corrispondenza con tanti protagonisti dell'arte italiana e straniera e introduzioni all'opera di tanti artisti lucani  e italiani, ospiti de La Scaletta. E poi racconti e poesie in vernacolo, documenti fotografici e video. Un patrimonio di conoscenza su Matera e su 50 anni della sua vita artistica.
Se moltiplico la ricchezza di questo archivio per il numero delle figure che ho evocato prima e per il tipo di competenze che hanno espresso, vedo un giacimento culturale enorme. Una città candidata a essere capitale europea della cultura non potrebbe averne uno minore.
Se poi guardo al territorio  dell'intera regione, penso alla vastità e multiformità del bacino culturale, sorprendente nel quadro di una regione da sempre considerata sottosviluppata e in ritardo. Mettere insieme questi archivi, di figure amiche e di figure in conflitto, restituirebbe un quadro ben diverso da quello percepito normalmente. 
Ettore Stella, Leonardo Sinisgalli, Rocco Scotellaro, Luigi Guerricchio: architettura, poesia e pittura di altissimo livello, d'eccellenza… 

Lucania900 è una associazione che nasce con l'intento di valorizzare questi giacimenti culturali del secolo scorso, perché il tempo non completi il suo lavoro.

Giuseppe Palumbo

(nella foto, da sinistra, Mauro Padula e Franco Palumbo)

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